Cacciatori della cripta, è ora di tornare in azione con Borderlands 3!


Recensione a cura di Daniele “KingpinZero” Fiorentini


Borderlands ha dalla sua tanti piccoli successi, che alla fine sono diventati vere e proprie pietre miliari della storia del videogaming. Lasciando stare il primo episodio, che ha paventato la strada ad un genere fino a quel giorno impensabile, il secondo uscito ormai nel lontano 2011 è riuscito a restare attuale fino a quest’anno, grazie anche al rilascio delle versioni Remaster e del DLC gratuito che collegava i ponti dalla fine della storia del secondo per arrivare all’inizio del terzo.

Goliardico, satirico, dall’umore nero come la pece e irriverente, Borderlands ha sempre contato – oltre al suo aspetto artistico, altra vera e propria moda – sul suo DNA a metà strada tra il serio e il divertimento, condendo il tutto con tonnellate di armi fuori di testa. Riuscirà il terzo a continuare l’eredità lasciata da uno dei secondi episodi più longevi della storia? Let’s find out!


Un gazilione di armi per quattro cacciatori


Le novità del terzo episodio non sono tantissime, ma migliorano ancora un poco una formula che onestamente era già più che perfetta.
Abbiamo le solite quattro classi tra cui scegliere, simili alle precedenti, con qualche twist in più.

Alcune di loro sono a dir poco geniali e strizzano l’occhio ad altri giochi; ad esempio FL4K, un robot maestro delle bestie, può evocare a piacimento dei pet d’attacco, oltre a quello che passivamente si porta dietro, diventando in breve una classe summoner/evocatore/sciamano.

Ovviamente in entrambi i casi ci saranno tre alberi di perk da accrescere tramite il solito sistema di punti, ripreso paro paro da Borderlands 2, che vi permettono di creare build ibride e adatte al vostro stile di gioco.

Le armi, ora, hanno una doppia modalità di fuoco; una novità graditissima in quanto molte di esse possono totalmente stravolgere il proprio potenziale offensivo con una semplice pressione di un tasto: ad esempio una pistola apparentemente anonima può diventare un mini lanciarazzi dal potere distruttivo stupidamente elevato.

Come ci hanno abituato i capitoli precedenti, Borderlands ruota tutto attorno al concetto del divertimento; non sarà strano, infatti, trovare un’arma nella prima parte del gioco (o poco più tardi) che sarà talmente potente tanto da accompagnarvi fino alla fine del gioco o, quantomeno, fino a che non ne troverete una identica migliore.

Affezionarsi a determinati archetipi/tipologie di aziende che producono armi verrà naturale e sarà piacevole ritrovare brand conosciuti che ci accompagnano sin dal primo capitolo, come Maliwan, Tediore, Forge e Atlas.


Un’altra piacevole introduzione è la possibilità di scansionare i veicoli nemici, rubandoli direttamente a loro o trovandoli sulla mappa, in zone nascoste. Questo permette di creare un database di veicoli upgradabli direttamente presso i Catch-a-Ride di Ellie, permettendone la personalizzazione.

Detto questo, la storia è puramente in linea con gli altri capitoli: due cattivoni gemelli in cerca del potere infinito, per dominare la Galassia e oltre, che solo le cripte sparse in giro per il cosmo possono donare. Per fare questo, avranno necessità della mappa delle cripte, delle chiavi delle cripte stesse e di un esercito pronto a sacrificarsi per loro.


Ritroveremo molti dei personaggi iconici della serie, con i quali abbiamo stretto un rapporto solido e affettivo, come Zer0, Claptrap e Lilith che, dopo la morte di Roland, diventa il capo dei Crimson Raiders.

Da qui, a causa di una serie sfortunata di eventi, ci troveremo a iniziare una nuova, folle avventura contro i gemelli, la Maliwan e altri schieramenti ben conosciuti, nel tentativo di arrivare prima alle cripte di loro.


Quest-a-Riiiiide


Il sistema di questing è come al solito uno dei punti forti del gioco. Un complemento fondamentale alla storia principale, le avventure che prenderemo da holoterminali (o PNG) saranno sempre variegate e articolate.

Spaziano dal serio al totalmente fuori di testa, sempre appoggiate ad un solidissimo doppiaggio italiano che non risulterà mai scontato, ma anzi, interpretato in maniera magistrale dagli attori, completamente in linea con la qualità, più che eccellente, dei precedenti episodi.

Il sistema dei pianeti intesi come giganti hub interconnessi a più porzioni di mappa porta la possibilità di svolgere quest e contratti mentre si fa altro; allo stesso modo, nelle mappe, sono state inseriti dei collezionabili che spesso risultano in ottenimento di bottino prestigioso, come gli audionastri di Typhoon o i ClapTrap dismessi, che serviranno – appunto – a ClapTrap per costruire la sua nuova compagna robotica.


Sanctuary, ormai alla sua terza incarnazione, ora è una astronave di modeste dimensioni che, come le precedenti iterazioni, ospita tutti i maggiori vendor come Marcus, Moxxi, Earl e Tannis. Avremo però due novità sostanziali; una nostra “stanza” da abbellire, dove sarà posizionata anche la cassaforte e una macchina che recupera il loot perduto, un po’ come l’amministratrice di Destiny 2.

Da qui sarà possibile spostarsi nella galassia a proprio piacimento, usando diversi sistemi sparsi sulla nave, specialmente perché di tanto in tanto Zer0 posterà su un muro dei contratti di assassinio, quindi tornare in posti già visitati sarà fondamentale e farlo in scioltezza ancora di più.


Graficamente appagante e suona ancora meglio!


Lo stile che Borderlands ha coniato, a tutti gli effetti, lo rende unico e sicuramente tra i più imitati in circolazione.
Abbiamo approcciato il nuovo titolo dopo aver divorato decine di screenshots e anteprime con un po’ di scetticismo, ponendoci una domanda: lo sviluppatore sarebbe riuscito nell’intento di rendere quello stile così cartoonesco (cell-shading) ancora migliore del secondo titolo, donando un tocco di modernità e sistemando diverse problematiche del motore grafico precedente? La risposta è sì!


Forte delle nuove tecnologie, l’engine che muove il gioco è ancora più rifinito, più smussato dei suoi angoli grezzi, più fluido e specialmente più ricco a livello visivo. Il cell shading ora sembra meno abbozzato e più uniforme, c’è veramente pochissimo aliasing e gli effetti particellari finalmente non fanno scendere gli fps a singole cifre, probabilmente anche dovuto dal fatto di aver rimosso il Physix di Nvidia come motore fisico.

L’audio non regala particolari motivetti che ricorderete per anni, anzi, molte delle musiche le dimenticherete in fretta. Diciamo che resteranno silenziosamente di sfondo, in una parte remota del vostro cervello ma ben presente, ecco.

Tuttavia non possiamo che fare un plauso al grande lavoro di traduzione che, come detto prima, è stellare. Nonostante possa capitare che molti personaggi di contorno siano doppiati dallo stesso attore, i dialoghi seguono sempre interpretazioni diverse, con tonalità e dialettiche variegate.

Tutto è curato nei minimi dettagli, come le voci dei nemici quando vengono uccisi che non mancheranno di lasciarvi un sorriso. Insomma, fortuna che c’è tanto di “chiacchierato” a farvi compagnia, e per di più realizzato molto bene!


End-game, Co-op e considerazioni finali


In questo terzo capitolo sono state introdotte anche delle modalità alternative, accessibili dal menu social (dove troveremo anche una comoda sezione “Posta”, che ospiterà eventuali ricompense per le sfide che sostituisce il precedente sistema di “gettoni duri”), come la modalità orda (grossomodo come l’arena Torgue del secondo) e una sorta di attacco al boss, che altri non è che un mini Raid o Boss rush che dir si voglia, studiato solo per i cacciatori di alto livello. In tutti i casi, è disponibile il matchmaking.

High Risk / High Reward è il mantra di queste missioni; più si tenta la sorte, più si avanza nelle ondate, maggiore sarà il pagamento, in termini di valuta rara (eridio) o armamentario assortito.

Il sistema di Co-op è come al solito un punto fondamentale del gioco: si può entrare e uscire dalle partite degli amici fluidamente scegliendo tra due modalità di gioco cooperativo. La prima ci permette di vedere il loot ottenuto da boss e chests solamente a noi, così da non “litigare” con gli altri compagni.

La seconda, denominata Competitiva, è quella che ha reso celebre Borderlands; anzitutto i nemici non scaleranno in base al potere medio del party, ma livelleranno in base al partecipante più alto di livello, rendendo le cose nettamente più complicate. Inoltre tutto il loot che troverete sarà per tutti, perciò ci sarà la necessità di accordarsi su cosa prendere o lasciare…o no (come suggerisce il gioco).

Borderlands 3 è un buon terzo capitolo, nonostante sia lampante che la formula, sebbene le lievi modifiche più o meno importanti, sia sempre la stessa.


Manca a tutti gli effetti quel “salto” necessario ad interessare un pubblico più ampio di persone, ma è pur vero che squadra che vince, non si cambia; se la formula coniata ormai quasi dieci anni fa continua ad essere appagante per i giocatori veterani, lo sarà anche per i nuovi che si approcciano per la prima volta ai Cacciatori della Cripta.

Gearbox ha promesso un continuo gettito di contenuti, stagionali o meno, in forma di eventi che prenderanno vita direttamente nel gioco. E’ proprio di queste ore, infatti, l’evento di Halloween che durerà fino a novembre: gratuito, porta con se un nuovo personaggio e nuove sfide da fronteggiare.

Speriamo che il trend continui ad essere questo, anche perché come storico abbiamo una generosa quantità di espansioni che hanno reso il secondo episodio indimenticabile, specialmente dal lato della qualità.


Purtroppo, dobbiamo anche menzionare una certa dose di noia specialmente verso l’endgame, quando di contenuto da giocare ne rimane poco: le meccaniche possono non piacere a tutti, così come la ritmica del titolo, ma in generale il nostro giudizio è più che positivo.

Borderlands è senza dubbio il gioco coop per eccellenza, quello da affiancare a qualche altro titolo, di quei titoli che possono farti passare delle serate spensierate a sparare a tutto ciò che si muove, sentendosi un arsenale che cammina. Amici compresi.


VOTO: 9,5/10


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