Nel panorama videoludico attuale, caratterizzato da licenziamenti, chiusure di studi e ridimensionamenti strutturali, spicca la straordinaria stabilità di IO Interactive.
Lo studio danese, noto soprattutto per la serie Hitman, ha intrapreso nel 2017 una strada rischiosa ma vincente: l’indipendenza da Square Enix. A distanza di anni, la scommessa si è rivelata più che azzeccata grazie a una gestione oculata delle risorse e a un approccio modulare allo sviluppo.
La trilogia di Hitman: un modello di riuso intelligente
Dopo l’uscita di Hitman (2016), IO Interactive ha abbandonato la logica, ancora dominante nell’industria, dello “start from scratch” per ogni nuovo titolo. Invece di cancellare e ricostruire da zero, il team ha investito nella creazione di una libreria di asset riutilizzabili. Questo patrimonio, accumulato nel tempo, ha costituito la base per Hitman 2 e Hitman 3.
Secondo il CEO Hakan Abrak, intervistato da The Game Business, questo approccio ha permesso una drastica riduzione dei costi di sviluppo. “Senza entrare troppo nei dettagli: se Hitman ‘16 fosse costato 100 milioni, Hitman 2 ne avrebbe richiesti circa 60, e Hitman 3 soltanto 20”, ha dichiarato Abrak. In altre parole, il terzo capitolo ha richiesto solo il 20% del budget del primo.
Asset riciclati, ma tecnologia aggiornata
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il riutilizzo degli asset non ha compromesso la qualità tecnica dei titoli. IO Interactive ha infatti continuato a migliorare la resa grafica ad ogni iterazione, integrando tecnologie all’avanguardia come il ray tracing in Hitman 3. Il risultato è stato un prodotto visivamente competitivo, pur basandosi in larga parte su elementi già esistenti.
Un approccio sostenibile per il futuro: Project 007
L’esperienza maturata con la trilogia di Hitman sta ora guidando lo sviluppo del prossimo grande progetto dello studio: il franchise di James Bond. Il primo titolo, 007: First Light, sarà il fondamento su cui costruire una nuova serie modulare. Ogni nuovo gioco del franchise non partirà da zero, ma estenderà e raffinerà quanto creato in precedenza, con evidenti vantaggi in termini di costi, tempi e qualità complessiva.
Conclusioni: un paradigma alternativo per lo sviluppo AAA
Il caso IO Interactive dimostra che un approccio più industriale e modulare allo sviluppo dei videogiochi può offrire vantaggi tangibili. L’adozione di pipeline efficienti, la valorizzazione degli asset già creati e una visione a lungo termine possono rappresentare una valida alternativa all’attuale modello, sempre più insostenibile. In un settore che rischia di implodere sotto il peso dei propri costi, la strategia di IOI potrebbe fare scuola.
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