Heavy Rain: Un graditissimo ritorno!

Recensione a cura di Daniele “KingpinZero” Fiorentini


Fiori all’occhiello della lineup Sony, I titoli di Quantic Dream hanno sempre dimostrato di saper raccontare una storia, bella o brutta che sia, con la sapiente arte delle scelte multiple e dei finali alternativi, senza rinunciare all’aspetto grafico estremamente curato e alla magistrale regia di David Cage. Heavy Rain è stato il primo titolo in linea di successione di questa tipologia di avventure dai temi molto maturi e spesso macabri, genere che ha visto I natali con Farheneit (conosciuto anche come The Indigo Prophecy) ad uscire esclusivamente su Playstation 3, laddove il precedente arrivò su PS2, PC, Mobile e Xbox. Ed oggi, grazie alla presenza di Epic e del suo Epic Store, arriva (come arriveranno gli altri) su PC, con una conversione che a dirla tutta ci lascia un po’ con l’amaro in bocca.



Un killer, un padre disperato & press X to Jason.


Ok, potevo scegliere un titolo più accattivante, ma non si può negare che HR è famoso sopratutto per il modo in cui si presta ai Meme.

“Press X to Jason”, questo il Meme, riprende una delle tante meccaniche che offre il gioco che inizialmente, dato il contesto, hanno senso. Il problema è quando si “partoriscono” certi segmenti di esplorazione senza una regolamentazione specifica delle azioni, tanto che sfociano in assurdità come appunto premere un pulsante per chiamare il figlio (Jason) di uno dei protagonisti (Ethan) in un centro commerciale, all’infinito e quando si vuole, mentre si vaga senza una meta. E ad ogni pressione, per rendere la cosa più naturale, la frase cambia leggermente di tono e di stato emotivo. Immaginate tutto questo, in rapida successione premendo come forsennati il tasto indicato. Ilarità, pazzia, lacrime agli occhi.

Ad ogni modo, tralasciando il piccolo spezzone di storia, Heavy Rain intreccia più storie tra loro, che culmineranno in un unico filone omogeneo, ma lo fa in una maniera ai tempi innovativa. Ogni personaggio infatti, tramite capitoli, gioca la “sua” storia, in sceneggiature, città e posti totalmente diversi (nonostante la città sia la stessa, Philadelphia). Ogni luogo, ogni storia e ogni “vita” appare, così, sconnessa (e allo stesso tempo connessa) dal resto e la sensazione che si ha è una forte componente di “più giochi in uno”, cosa riuscita più che bene a mio avviso.

Che siate nei panni di un detective vecchia scuola, con scenari tipicamente ispirati al genere noir (scene in cui canzoni come “Uomini Soli” dei Nomadi sembrano più che appropriate, col dopobarba che sa di piogga e la ventiquattrore), un padre disperato, una giovane donna spinta dalla vendetta o un’agente dell’FBI che usa ogni possibile ritrovato tecnologico per assicurare il killer alla giustizia, Heavy Rain è capace, con la sua forza narrativa e la sapiente regia, di tenervi costantemente sul filo del rasoio e vi punisce, spesso, lasciandovi un senso pesante (nel petto) di fallimento, di amarezza, di inadempienza, di delusione.

Attenzione, però: questa evidente collisione di emozioni negative, in realtà, fanno parte del filone e della storia e sono da intendersi assolutamente in maniera positiva. Nonostante ciò, tuttavia, la storia cade spesso in cliché banali e a dir poco esilaranti, che spesso spezzano il mood e il momentum che tanto si è costruito poco prima, complici anche alcuni QTE che sono semplicemente imbarazzanti, per concetto e realizzazione. Alcune animazioni, evidentemente NON provenienti dal Motion Capture come il più gioco, rendono la cosa ancora più evidente.


Faccio gli Origami, per passione, rossi come il sangue.


Il gioco in generale si presenta come un punta e clicca interattivo, dove potete muovere liberamente il personaggio controllato nello spazio, ma è sempre necessario puntare un oggetto e scegliere come interagire tramite delle icone flottanti che ruotano attorno al nostro avatar virtuale.

La nota negativa, però, è che molte delle interazioni non sono state propriamente traslate in maniera intelligente su PC, specialmente su tastiera. Ma di questo approfondiremo in seguito. Comunque sia, vi aspettano molti QTE e pulsanti da premere velocemente, scelte e azioni difficili da calcolare che andranno poi ad influenzare il corso dell’avventura.

Ottimi gli scenari e l’attenzione ai dettagli, specialmente all’esterno e con determinate condizioni ambientali. Rendono gli ambienti e quelle porzioni di avventura belli da vedere, ma in particolare molto realistici, tanto da contribuire in maniera considerevole all’immersione generale. L’illuminazione in generale svolge un buon lavoro, specialmente all’interno. Le animazioni facciali spaziano dall’essere buone all’effetto manichino, ma in generale considerata l’anzianità del titolo, sono più che sufficienti.

Ottimo il doppiaggio, abbastanza azzeccato sia negli intenti che nelle recitazioni. La versione che approda su PC è direttamente traslata da quella PS4, la prima ad aver ricevuto il “remaster” di HR. Troviamo pertanto modelli più definiti, un buon uso di anti aliasing e una qualità maggiore delle texture, ovviamente senza il limite dei 30fps che il gioco imponeva sulle piattaforme precedenti.


Nonostante la bontà degli upgrade e delle opzioni specifiche per PC, comunque, il gioco dimostra i suoi anni. Sarà palese notarlo nelle strutture poligonali, nell’aspetto “generale” del gioco.

Altra questione lasciata in sospeso sono i comandi, che purtroppo per come erano stati concepiti, risultano alcune volte quasi impossibili da utilizzare almeno con la tastiera. I QTE spesso richiedono la pressione di più tasti contemporaneamente in successione, rapida o meno, e almeno che voi non siate comprovate Piovre, è più facile cedere alla frustrazione che compiere una semplice azione.

Perciò, per l’amor di Dio, usate un PAD! Eviterete così di rovinarvi una preziosa sessione di gioco.

Altra mancanza, che definisco grave, è l’esclusione del DLC “Il Tassidermista” da questo remaster.

Spin-off del titolo, ambientato poco prima degli eventi del gioco, l’espansione è una storia da cuore in gola, macabra e cupa, che vede Madison Paige indagare sul presunto killer degli origami, due anni prima degli eventi di HR.

Meriterebbe un approfondimento, anche per il travagliato sviluppo che questo Episode One ha avuto, ma non è questa la sede. Sappiate soltanto che una parte molto, molto interessante di Heavy Rain è assente, con immenso dispiacere (e rabbia).


Concludiamo con un QTE? Eh? No?


Heavy Rain è un titolo particolare, un’avventura che è difficile definire in qualche modo. Horror? Forse sì, forse no. Commedia? Idem. Giallo? Sci-Fi? Noir? Ecco, è questo il problema quando si ha a che fare con una mente come quella di David Cage e dei suoi ragazzi di Quantic Dream: le sue opere sono un misto di tante cose, tanti elementi che sembrano formare un’unica portata da gustare pian piano, ma che è completa. Tralasciando alcuni momenti dove scoppiano ilarità non proprio volute dovute a pessime animazioni o situazioni con QTE imbarazzanti, HR mantiene sempre un certo standard di qualità che scaturisce, nel giocatore, la voglia di continuare e terminare l’avventura, anche per vedere l’effetto delle scelte intraprese.

Purtroppo nonostante la bontà della versione PC, che sembra girare molto bene anche su hardware non proprio potentissimi, fino a 4K@60hz (a ben ragione, era un titolo PS3), gli evidenti sforzi per adattare i comandi nati con il pad in mente non sempre sono ideali, anzi, sono frustranti e impossibili.

La mancanza, poi, del primo e unico DLC, The Taxidermist, fa notevolmente scendere il voto.
Sull’Epic Store è disponibile anche una demo, che consiglio caldamente di provare. Il titolo in sé ha un prezzo giusto e se si riesce a guardare oltre gli evidenti scivoloni che presenta, vi attende un’avventura indimenticabile che vale la pena, senza dubbio, di essere giocata.


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